Una memoria per Amedeo Ricucci.
Questo lavoro è un casino.
Però ci si abitua anche a questo, anche a vederti partire e tornare.
Il ricordo gli odori le persone che sai non ritroverai.
Tieniti a fuoco le persone della tua vita.
Amedeo, sul campo. 2018, nord dell’Iraq.
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Se hai paura di dimenticare, puoi chiedere a google.
Se non ricordi cosa hai fatto l’anno precedente, puoi chiedere a metafacebook.
Nella nostra memoria stracolma di immagini ci stiamo perdendo in cataloghi infiniti.
[Ricordo]Eravamo seduti ai tavoli dell’ultimo piano del Grand Palace Hotel, in Ankawa, ad Erbil. Abbiamo mangiato qualcosa che non ricordo ma sicuramente c’era del pollo, con del riso. Simo è arrivato più tardi. Parlavamo saltando di punto in punto analizzando le cose viste nelle giornata di lavoro sul campo, chiacchierando sul fixer, prendendoci in giro tra di noi e quasi sempre si finiva sul personale. Il nostro futuro è sempre interessato tantissimo nei discorsi delle cene di fine giornata o nelle lunghe ore in auto. Quella notte siamo state accolte for free a dormire nell’anticamera della stanza di Simone.]
[Ricordo]Eravamo nel suv bianco di Halan, direzione nord est della Siria. Erano tempi difficili dove i checkpoint si contavano al minuto. Il nostro team era uno strano assortito.. Generazioni differenti, modi di documentare diversi… eppure non si stava male insieme, si respirava rispetto. Confine tra Iraq e Siria, siamo fermi ad aspettare l’ok dal border office. Sempre appoggiati alla grande auto bianca di Halan. Quasi tutti con gli occhiali da sole che sembra la copertina degli amici di friends in trasferta. C’era caldo e si percepisce dai toni della fotografia. Quel giorno ho preso un po’ di immagini di te mentre in macchina prendevi appunti tra un sigaro e il sole che scendeva sulle morbide montagne siriane.]
In foto: Sara, Amedeo, Arianna e Simone
Scene ordinarie ma soprattutto straordinarie che succedono quando si lavora insieme sul campo.
Quando è arrivata la tua notizia ho ripassato mentalmente ogni singola immagine che ti ho scattato in questi ultimi anni. Chi lavora con le immagini spesso ha un’ottima memoria storica e fisica degli scatti realizzati. Con te non avevo sicuramente troppi doppioni in cui muovermi. Mi bastava digitare il nome del luogo e l’anno nell’hard disk per risalire alla cartella ed eccoti: dimensione dell’immagine, risoluzione, data, tipo di camera utilizzata. Tutti i metadati precisi al loro posto.
La memoria transattiva è la modalità nella quale il nostro intelletto divide le informazioni in un archivio interno e cioè i ricordi che decidiamo di tenere autonomamente e un archivio esterno, cioè i ricordi che decidiamo di affidare ad altre risorse.
La scelta dell’archivio è sempre stata varia ( storie tramandate oralmente, carte, stampe, pellicole, scatole ) e con radici storiche importanti. Oggi studiamo e capiamo grazie agli archivi che qualcuno ha fatto in passato. Il lavoro di archivio è meticoloso, rigido. Se tralasci qualcosa, rischi di perderla o di perdere ore ed ore nel cercarla.
Sui social circolano più di 3 miliardi di immagini e questa non è che una porzione frammentaria di quelle che vengono prodotte giornalmente. Alla base della funzione dei ricordi c’è una delle strategie di mercato più efficaci di sempre, il marketing della nostalgia.
E quindi ognuno di noi, per non cadere nella trappola della nostalgia, dovrebbe tenersi stretti i ricordi e le immagini di chi si vuole ricordare per evitare che sia un algoritmo a farlo per noi.
Per millenni gli esseri umani si sono affidati gli uni agli altri per ricordare i dettagli della loro vita quotidiana e oggi conviviamo con gli spazi cloud che stanno cambiando il nostro modo di percepire il ricordo.
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Luglio. Il lutto in piazza senza i vestiti neri.
In quei giorni c’erano feed pieni di ricordi tuoi. Oggi li conti sulla mano. Era incredibile vederti e leggerti laddove prima non ci sei passato nemmeno per sbaglio.
A poco a poco anche la tua memoria sbiadirà. Perché così è. Perché la generazione futura sarà sempre più in pixel e data e meno in sali d’argento e inchiostri.
Arco di Trento, in falesia.
[C'è tristezza nell'aria. Il caldo te la appiccica ovunque. I ricordi sono agganciati alla parete e se sali un po' la via lo senti il vento arrivare e arrivando in cima é bello poterti salutare.
Ciao Amed.]
Amedeo, in auto in viaggio verso Raqqa, nord della Siria. 2017